ADNKRONOS: PENSIONE, PIÙ CHANCE PER USCIRE IN ANTICIPO
ADNKRONOS: PENSIONE, PIÙ CHANCE PER USCIRE IN ANTICIPO
28/11/2016 07:50
Chi intende andare in pensione in anticipo può usufruire di diverse possibilità, grazie alla legge di Bilancio 2017, che vanno dall'Ape all'Opzione donna, passando per la pensione anticipata con 41 anni di contributi e l'Ottava salvaguardia. Tra le principali novità previdenziali, ricorda il portale 'laleggepertutti.it', figura l'Ape, ossia l'anticipo pensionistico, che consiste nella possibilità di uscire dal lavoro dai 63 anni in poi, con 20 anni di contributi, quindi con un anticipo massimo di 3 anni e 7 mesi rispetto alla pensione di vecchiaia (il cui requisito, dal 2018, sarà uguale per tutti e pari a 66 anni e 7 mesi).
L'uscita è possibile grazie al prestito di una banca convenzionata, che eroga l'Ape, pari a un massimo del 90-95% della futura pensione, in 12 ratei mensili. Il prestito deve essere restituito in 20 anni ed è obbligatorio che il pensionato sottoscriva una polizza obbligatoria contro il rischio di premorienza: la restituzione del finanziamento e l'assicurazione determinano una penalizzazione della pensione del 4,7% per ogni anno di anticipo, in base alle notizie sinora diffuse.
Gli interessi beneficeranno, però, di una detrazione Irpef del 50%. Per i lavoratori in esubero, l'azienda può coprire, in tutto o in parte, i costi dell'Ape, in modo che il lavoratore, pur effettuando il prepensionamento, non subisca tagli sulla pensione. Per i lavoratori che aderiscono alla previdenza complementare, il fondo può erogare la Rita (rendita integrativa temporanea anticipata) che può, a seconda dei casi, sostituire l'Ape o coprirne una quota, in modo che il lavoratore non abbia penalizzazioni sulla futura pensione o che i tagli siano minimi.
L'Ape sociale, o Ape agevolata, anziché essere erogata grazie a un prestito bancario, è una prestazione di assistenza erogata dallo Stato, pari a un massimo di 1.500 euro mensili. È riservata alle seguenti categorie di lavoratori: disoccupati privi di ammortizzatori sociali da almeno 3 mesi, se in possesso di almeno 30 anni di contributi; lavoratori che assistono da almeno 6 mesi un portatore di handicap grave, se si tratta del coniuge o di un parente di primo grado, se in possesso di almeno 30 anni di contributi; lavoratori in possesso d'invalidità almeno pari al 74%, se in possesso di almeno 30 anni di contributi; addetti ai lavori usuranti o a lavori particolarmente rischiosi o gravosi, se in possesso di almeno 36 anni di contributi, di cui gli ultimi 6 relativi all’attività gravosa o rischiosa (per conoscere nel dettaglio le categorie beneficiarie e i requisiti richiesti, vedi: Ape sociale e pensione quota 41).
Possono ottenere la pensione anticipata con 41 anni di contributi (anziché con 42 anni e 10 mesi, per gli uomini o 41 anni e 10 mesi, per le donne) gli stessi lavoratori beneficiari dell'Ape sociale, se sono anche lavoratori precoci, cioè se possiedono almeno 12 mesi di contributi da effettivo lavoro versati prima del compimento del 19esimo anno di età.
Sono state abolite, per tutte le pensioni anticipate, comprese quelle non quota 41, le penalizzazioni sull'assegno per chi si pensiona prima dei 62 anni di età. Per gli addetti ai lavori usuranti, come classificati dal noto decreto del 2011 e per gli addetti al lavoro notturno, è prevista, oltre alla pensione anticipata quota 41 per chi è anche lavoratore precoce e all'Ape sociale, la possibilità di usufruire della pensione di anzianità con le vecchie quote.
Per fruire di questa pensione di anzianità agevolata è necessario che il lavoratore maturi i seguenti requisiti, entro il 31 dicembre 2017: quota 97,7, con almeno 61 anni e 7 mesi d'età e almeno 35 anni di contributi. Se l'interessato possiede anche contributi da lavoro autonomo, la quota (la somma di età e contributi posseduti dal lavoratore) è pari a 98,7, con almeno 62 anni e 7 mesi di età e 35 di contributi. Dalla maturazione dei requisiti alla liquidazione della pensione, non sarà più necessario attendere la cosiddetta finestra (pari a 12 mesi per i dipendenti e a 18 mesi per gli autonomi) in quanto è stata abolita dalla legge di Bilancio.
Chi usufruisce del metodo di calcolo della pensione interamente contributivo (si tratta di chi non ha contributi versati prima del 1996 o di chi opta per il computo di tutti i contributi nella Gestione Separata), può pensionarsi a 63 anni di età con 20 anni di contributi. È possibile ottenere la pensione, però, solo se l'assegno liquidato è pari ad almeno 2,8 volte l'assegno sociale.
Prorogata, dalla legge di Bilancio 2017, l'Opzione donna, che consiste nella possibilità di pensionarsi, per le lavoratrici con 35 anni di contributi; con 57 anni e 7 mesi di età, se lavoratrici dipendenti; con 58 anni e 7 mesi di età, se lavoratrici autonome; previa attesa di una finestra, dalla data di maturazione dei requisiti sino alla liquidazione della pensione, pari a 12 mesi per le dipendenti e a 18 mesi per le autonome. Tutti requisiti che devono essere posseduti alla data del 31 luglio 2016.
In cambio dell'anticipo della pensione, questa viene calcolata col metodo interamente contributivo, che risulta, nella maggior parte dei casi, notevolmente penalizzante. Un altro modo per raggiungere prima la pensione è il cumulo gratuito dei contributi. Il cumulo consiste nella possibilità di sommare i contributi presenti in gestioni previdenziali diverse, ai fini del diritto alla pensione, senza pagare alcun costo (come avviene per la ricongiunzione) e senza subire il penalizzante ricalcolo contributivo della pensione (come avviene per la totalizzazione). La pensione ottenuta non è unica, ma ogni gestione liquida la sua quota di trattamento.
Possono essere sommati anche i contributi appartenenti alle gestioni dei liberi professionisti. Il cumulo serve per ottenere: la pensione anticipata, la pensione di vecchiaia, la pensione d’inabilità, la pensione ai superstiti. I requisiti da applicare, per accedere alla pensione sommando i contributi di fondi diversi, sono quelli di vecchiaia o anzianità contributiva più elevati tra i requisiti di tutti gli ordinamenti che disciplinano le singole gestioni.
Concesso dalla legge di Bilancio 2017, anche un ottavo provvedimento di salvaguardia: ricordiamo che la salvaguardia consiste nella possibilità di pensionarsi, per determinate categorie di lavoratori, usufruendo dei requisiti validi prima che entrasse in vigore la riforma Fornero, cioè, per la pensione d'anzianità, quota 96, con un minimo di 60-61 anni di età e 35 di contributi. I nuovi posti disponibili sono pari a 30.700 e saranno tutelati anche i lavoratori che raggiungeranno la pensione con le vecchie regole entro il 6 gennaio 2019. Le categorie beneficiarie della salvaguardia sono i lavoratori in mobilità; gli autorizzati al versamento di contributi volontari; i cessati dal servizio; i lavoratori a termine; i lavoratori che nel 2011 hanno fruito di un congedo straordinario per assistere figli disabili gravi. (Adnkronos)