LA RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE GERMI AL CONVEGNO MILITARE EUROMIL TENUTOSI A ROMA IL 2 APRILE 2001

giovedì 05 aprile 2001

Sono Carlo Germi, Segretario generale dell’Associazione Finanzieri Cittadini e Solidarietà - Ficiesse, una associazione che è sorta nel maggio del 1999 e che annovera tra i suoi iscritti, circa 1300, un numero considerevole di appartenenti al Corpo della Guardia di finanza di ogni categoria e grado.

 

I nostri ospiti di EUROMIL certamente conoscono la Guardia di Finanza, un’organizzazione militare con vari compiti, tra cui quelli di polizia economica e finanziaria.

 

L’associazione è composta anche da moltissimi cittadini non militari, a testimonianza della bontà degli scopi che si prefigge tra cui, uno su tutti: sviluppare costruttivi e trasparenti rapporti tra l’Amministrazione Finanziaria ed i cittadini.

 

Non posso, in questa sede, non rimarcare l’esigenza profondamente sentita in molti, che peraltro è alla base della fondazione dell’associazione, che si riassume nella volontà di partecipare in maniera propositiva ai cambiamenti che coinvolgono il sistema fiscale italiano in generale e la Guardia di Finanza in particolare, con un interesse precipuo ai riflessi che questi cambiamenti possono indurre nei confronti del personale.

 

E’ stata proprio la constatazione di un inadeguato sistema di tutela dei diritti di lavoratori con le stellette che ci ha portato a sostenere nelle sedi parlamentari e governative la necessità di un più adeguato e moderno sistema di rappresentanza che superasse quello varato nell’ormai lontano 1978, quando fu emanata la legge 382 sui " Principi di disciplina militare ".

 

Innumerevoli sono le ragioni che inducono ad un cambiamento radicale:

 

1)        la presa d’atto che le aspettative del personale militare non sono più dirette verso una tutela delegata alla rappresentanza, ma sono aspirazioni di autotutela di carattere sindacale;

2)          il cambiamento del sistema di difesa, basato non più su personale in servizio obbligatorio, ma su personale volontario, altamente professionalizzato;

3)      l’ auspicata e finalmente introdotta apertura degli arruolamenti alle donne;

4)               la necessità di una adeguata risposta alla pressante domanda di sicurezza che proviene dal cittadino, risposta non può che passare attraverso un sistema di tutela che unifichi gli operatori delle diverse organizzazioni, civili e militari, che sul territorio assolvono questa funzione.

 

Ma su tutto, va considerato l’accresciuto  impegno in ambito europeo che ha condotto le nostre Forze armate a confrontarsi sempre più spesso con le realtà degli altri paesi dell’Unione con l’obiettivo finale di costruire  un’unica Forza armate europea, passando attraverso la costituzione della “Forza di reazione rapida”, un esercito comune che dovrà nascere entro il 2003 e potrà contare su circa 60.000 uomini.

 

Forze armate comuni, sistema di tutela omogeneo. Non potranno coesistere operatori tutelati da sindacati con altri del tutto privi della più elementare garanzia.

 

Questa è la situazione di cui tutti devono prendere atto.

 

Ne abbiamo preso atto noi e abbiamo sentito il dovere, attraverso passaggi democratici, di fare arrivare la nostra voce a chi questa voce avrebbe dovuto raccogliere.

 

Ne ha preso atto, il più grande sindacato confederale italiano, la C.G.I.L. che ha incoraggiato queste aspirazioni, chiedendo per noi “la conquista di un efficace, trasparente, moderno e democratico sistema di diritti e doveri, compreso il diritto ad organizzarsi per esprimere in forme regolate, una vera autonomia di rappresentanza delle persone che operano, al servizio dello Stato, in apparati delicati e fondamentali”.

 

Ne hanno preso atto alcune forze politiche che sin dalla fine del 1999, partendo dal fallimento della riforma della rappresentanza, hanno presentato alcune proposte di legge che, una volta accolte, avrebbero introdotto il sindacato.

 

Proposte poi abbandonate dopo una sentenza della Corte Costituzionale che ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli Stati maggiori ma che, letta con obiettività, non appare assolutamente di chiusura, visto che, tra l’altro, conclude affermando: “il Parlamento sta lavorando e può innovare in questa materia " lasciando in tal modo aperta la strada dell’innovazione.

 

Al contrario questa sentenza è stata, da più parti, volutamente intesa come la chiusura del dibattito.

 

Abbiamo visto che in Europa, e ce lo ha testimoniato con puntualità il nostro amico, generale ROTBOLL, presidente di EUROMIL, nel Convegno tenutosi qui a Roma nel giugno scorso, esistono esperienze che sono datate 1890 su formazioni di sindacati fra il personale militare, dove la scelta sindacale appunto non è preclusa in linea di principio e non è nemmeno alternativa alla smilitarizzazione, come erroneamente ancora ritiene parte del mondo politico italiano, ne è contraria alle “esigenze di organizzazione, coesione interna e massima operatività” che la sentenza della Corte Suprema ha visto come alternative alla sindacalizzazione.

 

Ne ha preso atto il Consiglio d’Europa - Comitato dei diritti sociali, quando già nel 1999 ha dichiarato l’ammissibilità del ricorso presentato da EUROFEDOP (Federazione Europea dei lavoratori nei servizi pubblici) contro l’Italia, per decidere se lo Stato Italiano si sia conformato agli articoli 5 e 6 della Carta sociale Europea, non permettendo agli appartenenti alle forze armate italiane di esercitare il diritto ad organizzarsi in associazioni tra militari e in sindacato.

 

La presenza di autorevoli rappresentanti di partiti politici a questo convegno ci fa ritenere che il tema sia di attualità. A loro chiedo a nome delle associazioni che hanno organizzato questa manifestazione, ma sono certo di interpretare le aspettative di tutto il personale dei comparti militari, di farsi portavoce di queste aspirazioni considerandole quali aneliti di vera democrazia e presupposto per un radicale miglioramento delle Istituzioni interessate.

 

Agli amici di EUROMIL, al suo presidente, che ha potuto constatare come dal giugno scorso sul fronte di nostro interesse non sia accaduto nulla, chiediamo un forte impegno a livello europeo.

 

Da una parte, è opportuno supportare il ricorso di Eurofedop pendente al Consiglio Europeo, dall’altra promuovere una serie di iniziative presso le sedi decisionali perché sia noto a tutti che esiste un paese dell’Unione, l'Italia, in cui non viene rispettata la Carta dei diritti ed ancora convegni e dibattiti, simili a quello di oggi, per sensibilizzare i rappresentanti politici e l’opinione pubblica europea sul problema del mancato riconoscimento di alcuni diritti elementari dei lavoratori in uno dei più grandi paesi dell’Unione.

 

Siamo tutti convinti di condurre una battaglia giusta, una battaglia  di democrazia  in un  Paese che è culla di civiltà e patria del diritto e che, di fatto, permette che nel 2001 un cittadino militare venga punito e pregiudicato nella carriera per il solo fatto di aver dichiarato, in una intervista ad un quotidiano, che in una certa organizzazione militare, la Guardia di Finanza, “è necessaria più democrazia e maggior trasparenza”.

 

Dobbiamo ribadire che la democrazia non è la possibilità astratta, teorica di esercitare la libertà di pensiero ed eventualmente il dissenso, è il poterlo fare effettivamente. Questa è la democrazia. La democrazia non si riconosce soltanto perché ci sono delle regole di garanzia, che magari poi, in concreto non possono essere utilizzate, ma si riconosce perché esiste un permanente confronto democratico.

 

Auspichiamo che la prossima legislatura sia la sede favorevole per una riflessione sulla tematica della piena rappresentanza dei diritti dei lavoratori del comparto difesa e sicurezza. E come ho già avuto modo di sottolineare in occasione del 1° Congresso nazionale dell’associazione di cui sono segretario, tutti noi, le nostre famiglie, i cittadini che hanno a cuore la costruzione di un diverso rapporto tra cittadino e fisco, improntato ad una maggiore semplificazione e trasparenza, saremo attenti, in un momento come questo, ai programmi che i diversi soggetti politici presenteranno per le prossime elezioni. Con attenzione ne vaglieremo gli aspetti che interessano e sapremo corrispondere a chi si dimostrerà sensibile ai temi che ci toccano più da vicino.

 

Grazie.

 

 


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