INDENNITÀ DEL PERSONALE AERONAVIGANTE GDF: PERCHE' VALE DI MENO LA VITA DI APPUNTATI E FINANZIERI? (Sezione Ficiesse di Pratica di Mare)

lunedì 22 ottobre 2007

“Le illusioni perdute” non è soltanto il titolo di un bel romanzo di Balzac, ma è anche l’intima consapevolezza cui sono giunti, dopo anni di incontri e ricorsi, i militari componenti gli equipaggi fissi di volo del Servizio Aereo della Guardia di Finanza non inquadrati nella categoria ufficiali.

 

Sono passati ormai dodici anni da quando, grazie ad una norma “beffa” (DPR 395/1995), le indennità di volo, aeronavigazione e pronto impiego aereo percepite dal personale aeronavigante del Corpo sono state sottratte al precedente criterio di attribuzione che teneva pienamente conto dell’anzianità di servizio e sono state assegnate in funzione del grado rivestito.

 

Prima dell’entrata in vigore del citato decreto, le indennità di volo erano regolamentate secondo la “legge 78/83”. Questa normativa remunerava l’attività correlata alle specializzazioni nell’ambito del Servizio Aereo, individuandone appieno i rischi connessi, a prescindere dal grado rivestito dal personale che la svolgeva.

 

In tale contesto applicativo l’equità e la saggezza della prefata legge 78/83 ha mantenuto per oltre due decenni immutato sia il criterio di remunerazione professionale di tutto il personale specializzato (gli incrementi di indennità avvenivano ad ogni sessennio di servizio, per un massimo di quattro sessenni), sia il criterio di equità economico, principio basilare della Carta Costituzionale laddove viene sancito che il lavoro deve essere retribuito in base alla quantità e qualità svolta (art. 36). All’epoca, difatti, tutti i militari percettori di indennità di volo e di aeronavigazione venivano retribuiti secondo uno schema egualitario che non faceva differenze alcune tra i diversi gradi o tra i diversi ruoli.

 

Con l’entrata in vigore del DPR 395/95, sono state riformulate le fasce di attribuzione del beneficio in parola, rapportando le stesse al grado rivestito e non più all’anzianità di servizio. Gli effetti prodotti dall’attuale normativa fanno sì che, oggi, un appuntato scelto in qualità di primo pilota, quindi comandante dell’aeromobile nell’espletamento del volo, avente come suo secondo pilota un colonnello a parità di anni di servizio, percepisce un’indennità pari al 45% in meno circa di quella del suo co-pilota colonnello. E questo anche se la normativa vigente riconosce esclusivamente al comandante dell’aeromobile la responsabilità civile e penale della condotta del volo, senza considerare e quindi senza giustificare la condizione di grado inferiore rispetto al proprio copilota.

 

Oggi, infatti, gli appartenenti al ruolo appuntati e finanzieri, sono inquadrati nello stesso segmento retributivo dei  militari di truppa delle forze armate i quali, però, non sono impiegati nelle stesse condizioni operative, equiparando il finanziere e l’appuntato alle figure dell’aviere e dell’aviere capo dell’Aeronautica militare, i quali, si badi bene, a differenza dei parigrado del Corpo, NON SVOLGONO LA FUNZIONE DI SPECIALISTI O PILOTI!

 

Oltre a quanto appena detto, va sottolineato che il promulgatore della legge, al fine di assicurare la sostanziale omogeneità nell’applicazione delle nuove disposizioni emanate, con il decreto legislativo 12.05.1995 n. 195, all’art.8, comma 3, aveva determinato che laddove in sede di applicazione insorgano contrasti interpretativi di rilevanza generale per tutto il personale interessato, può essere formulata alla competente amministrazione pubblica "apposita e  puntuale richiesta motivata per l'esame della questione interpretativa controversa".

 

Ora, nonostante ripetuti inviti da parte del personale interessato attraverso istanze e ricorsi, l’Amministrazione ha dimostrato disattenzione e disinteresse verso alle problematiche in argomento. Infatti, sebbene l’articolo 8 del predetto d. lgs. demandava all’Amministrazione la facoltà di avanzare proposte finalizzate alla eliminazione di eventuali sperequazioni, a tutt’oggi, l’Ente non ne ha formulate, né in forma autonoma né su richiesta dei diretti interessati, sottacendo qualsiasi riconoscimento riabilitativo in favore di chi continua a sopportare disparità economiche non affatto trascurabili.

 

Nel 2002, grazie alla sensibilizzazione degli organi di rappresentanza, il legislatore ha introdotto l’emolumento fisso di polizia, strumento che ha ridotto in parte la disparità di trattamento, ma nonostante ciò si è ben lontani dall’allineamento al principio egualitario stabilito dalla Carta Costituzionale e dalla legge 78/83, dove a parità di rischio, a parità di responsabilità, a parità di iter formativo deve corrispondere la medesima retribuzione a meno che non si dimostri che la vita, la responsabilità o la professionalità di un militare sia diretta conseguenza del grado rivestito!

 

Perché con il passare del tempo si è finito col perdere anche l’illusione?

 

Nel 1996, centoquattro finanzieri, ed altri sedici qualche anno dopo, opposero ricorso alla cattiva e penalizzante interpretazione del decreto legislativo 395/95. Dopo otto anni, nel 2004, venne fissata, finalmente, la prima udienza e nel 2006 pronunciata la sentenza: il TAR Lazio, seconda sezione, ordinò all’Amministrazione di corrispondere ai ricorrenti le indennità previste per i sottufficiali delle altre Forze Armate impiegati nelle medesime condizioni operative.

 

Naturalmente, tale sentenza sembrava per i ricorrenti la fine di un calvario, la consapevolezza di  vedere riconosciuti i propri diritti ed eliminate le sperequazioni.

 

Nulla di tutto ciò.

 

L’amministrazione, approfittando del fatto che il TAR non avesse specificatamente previsto quale indennità retribuire ai ricorrenti e non avendo ordinato nuove regole per riordinare il sistema, ha stravolto il senso della sentenza equiparando i ricorrenti al grado inferiore dei sottufficiali, cioè il vicebrigadiere. Dal canto suo, il TAR, sottovalutando il fatto che la categoria sottufficiali non esiste più e che in luogo di essa esistono i ruoli sovrintendenti e ispettori (sergenti e marescialli per le Forze Armate) non ha stabilito, da subito, che i ricorrenti dovevano essere paragonati almeno ai marescialli se non agli ufficiali in ossequio ai principi costituzionali menzionati o alla precedente legge 78/83. Detto ciò, il Servizio Amministrativo del Corpo, facendo leva sulla consuetudine ha inteso equiparare i ricorrenti ai “sottufficiali” nel grado più basso con lo scopo, secondo quanto scritto dallo stesso Servizio Amministrativo, di evitare altre sperequazioni.

 

La conseguenza di questa interpretazione è che i ricorrenti non vantano alcun diritto in quanto, all’epoca dei fatti percepivano un’indennità che era già superiore a quella a cui il Servizio Amministrativo vorrebbe equipararli.

 

La sperequazione quindi resta in vigore, l’illusione è perduta e con essa le legittime aspettative di un manipolo di uomini che operano con l’immutata professionalità ma con la consapevolezza di essere vittime di cavilli burocratici manipolati ad arte.

 

Ma non finisce qui.

 

In risposta alla iniziative intraprese dal personale aeronavigante, il Servizio Amministrativo ha risposto testualmente che “(…) prescindendo da qualsivoglia valutazione di carattere operativo, per quanto di competenza, comunica che l’attuale panorama normativo non consente di attribuire un’indennità di fascia superiore a quella prevista per il grado rivestito.”

 

Si potrebbe ragionevolmente pensare che questa regola valga per tutti i militari operanti nel comparto.

 

Invece No.

 

Gli appartenenti al ruolo ufficiali, grazie alla modifica del termine “stipendio” in “trattamento economico”, hanno ricevuto l’allineamento delle indennità alla voce stipendiale sino a quel momento percepita.

 

Fino allo scorso marzo, ad un capitano che aveva 15 anni di servizio (nel ruolo) nonostante percepisse lo stipendio da tenente colonnello (in quanto svincolato per legge dal grado rivestito e inquadrato nel ruolo dirigenziale), era riconosciuta un’indennità di volo da capitano!

 

Tuttavia, con un provvedimento autonomo e sicuramente “illuminato”, dal mese di marzo del 2007 e con effetto retroattivo di cinque anni, agli ufficiali la trasformazione della parola “stipendio” in “trattamento economico” ha consentito di allineare le indennità di volo percepite alla voce stipendiale di riferimento. 

 

Il quesito che ne scaturisce è il seguente: perché per gli appartenenti al ruolo ufficiali, inquadrati nel ruolo dirigenziale, grazie ad una circolare ancorché contraria alla legge dello Stato è stato possibile scollegarli dalla tabella di riferimento e per gli altri ruoli ciò non può avvenire?

 

Mistero assoluto!!!!

 

Sinora, in tutta questa vicenda, gli unici che hanno tratto dei benefici sono stati gli avvocati. Ed è davvero singolare (e indicativo) sentirsi ripetere che se lo stato attuale non soddisfa le aspettative è sempre possibile fare ricorso. Sono undici anni che si va avanti in questo modo e, stando così le cose, chissà quanti anni ancora dovranno passare. L’Amministrazione, invece, dovrebbe essere la prima a riconoscere questi diritti perché chi ha scelto di operare in qualità di specialista,  di operatore sui sistemi di bordo o di pilota, non l’ha fatto per opportunismo, ma per autentica passione.

 

Gli eccellenti risultati che vanno ad arricchire il prestigio del Corpo, nell’ambito dell’attività di contrasto al traffico internazionale di stupefacenti, nella lotta all’immigrazione clandestina, in teatri operativi nuovissimi e variegati, sono sicuramente da attribuirsi all’elevato grado di professionalità che sostiene il personale specializzato del Servizio Aereo e all’abnegazione che ne anima le funzioni. Dietro queste operazioni ci sono uomini che lavorano e che credono fermamente nel mestiere che svolgono.

 

Fino a pochi anni fa era impensabile immaginare cosa sarebbe diventato il Servizio Aereo della Guardia di Finanza. Ora quel sogno è divenuto realtà, anche (e soprattutto) grazie alla collaborazione di tutti gli operatori chiamati a lavorare su queste macchine.

 

Ecco, il punto! Si dovrebbe poter continuare a vivere questa passione con serenità, senza il timore di doversi guardare da una burocrazia che a volte sembra perdersi tra le maglie fitte di una rete di scaltre interpretazioni.

 

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