CONSIDERAZIONI SUL TEMA DELLA RESPONSABILITÀ DISCIPLINARE E CIVILE DEI MAGISTRATI DOPO IL D.LGS. 109/ 2006 E LA SENTENZA 13.6. 2006 DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA (di Antonio Laurino)

sabato 07 ottobre 2006

Pubblichiamo, in allegato, un articolo predisposto con approfondite considerazioni e dovizia di citazioni da Antonio Laurino.

L'articolo si occupa di un tema che, nonostante sia di notevole rilevanza sociale per gli effetti che produce direttamente sulla qualità della vita di tutti i cittadini, è stato, da sempre, poco trattato da parte degli organi di informazione e, in parte, anche dalle varie Istituzioni del nostro paese, per i motivi più disparati (accennati nell'articolo).

Secondo una comune sentire, la classe politica di centro - sinistra sarebbe quella che, storicamente, avrebbe avuto un atteggiamento di maggiore attenzione nei confronti delle istanze, a vario titolo, formulate dalla magistratura italiana in tema di tutela della funzione giudiziaria e giurisdizionale da ingerenze politiche o pressioni, asseritamente protese verso paventati sviamenti di potere.

Mentre, specularmente, la classe politica di centro - destra sarebbe quella più severa nei confronti di tali istanze, perché in essa sarebbero confluiti molti personaggi più o meno inquisiti durante l' epoca di ""tangentopoli"".

Tali congetture non sono condivisibili per il riconosciuto impegno di numerosi esponenti del centro sinistra (solo in ultimo, l'Onorevole Orazio Licandro del Pdci)proprio nella direzione di un esaltazione del ruolo della magistratura intesa come luogo e momento di applicazione delle regole del diritto, ed al contempo di una fustigazione di quel particolare esercizio della funzione giudiziaria e giuridisdizionale che, prendendo a pretesto la discrezionalità valutativa del fatto e del diritto, tradisce la nobile missione della sua alta funzione attraverso decisioni apparentemente arbitrarie ed immotivate secondo il senso comune, prima ancora che secondo le regole del diritto.

Fra i tanti luoghi comuni che l'articolo che oggi pubblichiamo si prefigge di smentire, vi è anche la falsa convinzione che la classe politica dell'attuale maggioranza parlamentare abbia una sorta di ""debole"" nei confronti della giurisdizione, che le impedisca di mettere a fuoco i problemi concreti in nome di una pretesa acritica e supina adesione al verbo dei magistrati, mentre al contrario la classe politica del centro - destra sarebbe la sola autentica fustigatrice del mal costume giudiziario.

Invero, siamo convinti che l'attuale maggioranza parlamentare sia ferma sostenitrice dell'autonomia ed indipendenza della magistratura, ma non certamente dell'irresponsabilità dell'operato dei magistrati, soprattutto ed ancor di più, se propugnato quale più o meno diretta conseguenza di quella indipendenza ed autonomia.

Come si argomenta con dovizia di citazioni giurisprudenziali nel saggio che oggi pubblichiamo, la sottoposizione della magistratura ad un coerente sistema di sanzioni disciplinari e civili non pregiudica, in alcun modo, le cennate prerogative costituzionali previste dall'art.104 comma 1 della Costituzione, ma anzi le esalta ancora di più, proprio perché rileva il momento della sottoposizione del giudice solo alla legge, che costituisce altrettanto presidio costituzionale, a mente dell'art.101 comma 2, della stessa Costituzione.


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