LIBERAZIONE SUL CASO DEL MARESCIALLO DELL’AERONAUTICA MILITARE COMELLINI CHE SI BATTE PER I DIRITTI: “VIA QUEL SOTTUFFICIALE, MINA LA DISCIPLINA E L'ONORE DELL'ESERCITO”

lunedì 01 ottobre 2007

(di Davide Varì)


E ' una vita schizofrenica quella del maresciallo dell'Aeronautica militare Luca Marco Comellini. Come una sorta di Dr. Jekyll e Mr. Hyde, il sottufficiale Comellini è infatti costretto a vivere una doppia esistenza: da un lato quella del militare pronto, affidabile, obbediente ed efficiente; dall'altro quella del buon cittadino che partecipa, anzi vorrebbe partecipare alla vita civica e politica di questo Paese. Il fatto è che il maresciallo in questione, almeno secondo i suoi superiori, una vita fatta di impegno civico non può averla. E' il regolamento che lo impone, dicono dall'alto.


Ma partiamo dall'inizio: tutto è nato dall'ultimo provvedimento d'azione disciplinare, l'ennesimo, che il milite ha dovuto subire. Causa del provvedimento, pietra dello scandalo che ha fatto tanto infuriare le alte gerarchie dell'Aeronautica, sarebbe una lettera-petizione che il libero cittadino Luca Marco Comellini ha inviato a Camera e Senato per chiedere la revisione della legge 382 del 1978, soprattutto lì dove nega, anzi vieta la possibilità che i militari possano partecipare ad attività sindacali o costituire associazioni: «Le Forze armate - c'è infatti scritto nell'articolo 6 di quella legge - debbono in ogni circostanza mantenersi al di fuori delle competizioni politiche». Ed ancora: «Ai militari è fatto divieto di partecipare a riunioni e manifestazioni di partiti, associazioni e organizzazioni politiche». Ancora più esplicito l'articolo 8 che così recita: «I militari non possono esercitare il diritto di sciopero, costituire associazioni professionali a carattere sindacale, aderire ad altre associazioni sindacali».


E proprio per aver messo in dubbio la validità di quell'articolo il maresciallo Comellini è stato posto sotto "formale inchiesta disciplinare" da parte dello Stato maggiore dell'Aeronautica perché «con frasi dai toni ironici e irriverenti ha espresso commenti tesi a sminuire l'immagine, la figura ed il ruolo istituzionale del Capo di Stato Militare», tutto in maiuscolo.


Non solo, «il comportamento complessivo del Sottufficiale è caratterizzato da un continuo e diffuso atteggiamento polemico e di aperta contestazione del nei confronti dell'organizzazione militare, violando i doveri attinenti il giuramento che richiedono: fedeltà, disciplina, onore e senso di responsabilità». Infine, continua la nota firmata dall'Ufficiale inquirente, il Sottufficiale ha avuto l'ardire di «presentare una petizione ai Presidenti di Camera e Senato proponendo modifiche alla legge 11 luglio 1978, n. 32».


«Quello richiesto è un sistema di subalternità di tipo ottocentesco», ha immediatamente ribadito Elettra Deiana - deputato di rifondazione che ha seguito l'intera vicenda - non appena ha letto questa nota di servizio. «In questa storia c'è in ballo il sacrosanto diritto alla compiutezza della cittadinanza dei militari che devono avere pari diritti nei termini di libertà di pensiero. Il fatto è - continua Deiana - che l'esecutività del potere statale più estremo, quello deputato all'uso della forza militare, è affidato a persone che considerano il proprio personale come dei minus habens. Di fondo questa storia apre un vecchio dibattito intorno alla condizione civile dei militari, su tutte il diritto alla sindacalizzazione, ad oggi fortemente limitata. Un dibattito tanto più attuale se consideriamo i profondi cambiamenti che stanno investendo quel mondo». Elettra Deiana, in ogni caso ha chiesto un question time alla Commisione Difesa per chiarire l'intera vicenda.


Nel frattempo il Maresciallo Luca Marco Comellini è lì che attende il suo destino. E' stanco, provato ma non certo "domo" - per rimanere entro la metafora militare. Insomma, lui non molla e va avanti, è convinto di dover reclamare i propri diritti per una questione di trasparenza rispetto ad un mondo così opaco. E' convinto, il Sottufficiale, che sta subendo una privazione dei diritti costituzionali «gli stessi - sottolinea - per cui sia io che i miei superiori abbiamo giurato fedeltà assoluta», altro che onore.


«C'è un reflusso di sistemi da regime - afferma senza mezzi termini - dire che il militare non ha il diritto di godere dei principi costituzionali è un retaggio di uno stato prerepubblicano. Se l'inchiesta dello Stato maggiore dovesse concludersi con una sanzione nei miei confronti, allora si affermerebbe un principio pericolsissimo: un principio secondo il quale i militari devono vivere imbavagliati e senza poter godere dei diritti costituzionali».


26/09/2007

 


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