GDF ANCORA UNA VOLTA ESCLUSA DAI PREMI ANTIEVASIONE: “IL PARADOSSO DELL’INCENTIVO SCORAGGIANTE” (di Daniele Tisci)

venerdì 19 gennaio 2007

Zenone di Elea, noto filosofo greco vissuto intorno al 480 a.C. non avrebbe avuto grande notorietà se fosse vissuto ai nostri tempi. E’ risaputo che la sua fama si deve principalmente alla capacità di dimostrare come inattuabili, attraverso l’uso di processi logico-matematici, eventi che nella realtà si compiono realmente (famose le aporie sul movimento).

Ma nel mondo moderno ed in particolar modo nella singolare società italiana, dove spesso il logico sconfina nel paradosso, c’è chi riesce a tenergli testa ed anzi forse a superarlo.

Nei giorni scorsi presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con apposito decreto del 29 dicembre u.s., è stata data attuazione all’art. 12 della Legge 140/97, che prevede la corresponsione, ai dipendenti dell’Amministrazione economico finanziaria (Entrate, Dogane, Monopoli, Demanio ecc.), di un premio incentivante pari al due per cento delle somme riscosse a titolo definitivo.

Il premio incentivante, che i ministeriali già bramavano di gustare da quando il Governo mesi fa stimava un gettito delle entrate per l’anno 2005 superiore a quello dell’anno precedente, ammonta a 440 milioni di euro (60 milioni per gli accertamenti conclusi nell’anno 2004 e 350 milioni di euro per quelli dell’anno 2005).

Ma sin qui nulla di strano, compresa la legittima aspettativa del personale del Ministero ed Enti dipendenti correlati di vedersi corrispondere il generoso premio incentivante.

Ciò che appare paradossale è che gli unici dipendenti del Ministero non ammessi a partecipare al lauto banchetto sono gli appartenenti al benamato Corpo della Guardia di Finanza, che pur avendo partecipato agli oneri di lavoro dell’attività tributaria non godono del frutto delle risorse recuperate e riportate nella legittima disponibilità della collettività.

Il tema, che da anni imperversa spinoso, è stato portato nel novembre u.s., dai delegati del Co.Ce.R della Guardia di Finanza, all’attenzione del Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Vincenzo Visco, che ha messo in evidenza come il provvedimento, di cui egli stesso fu promotore nel lontano 1997, prevedeva tra i beneficiari anche gli appartenenti al Corpo, in seguito estromessi per la particolare “sensibilità” alla materia mostrata dalle altre Forze di Polizia.

L’indelicata “sensibilità” poggiava sul concetto, moderatamente logico ed eccessivamente orbo, che la Guardia di Finanza appartenendo ad un unico comparto contrattuale con le altre Forze di Polizia non poteva accedere a benefici economici non condivisi con le altre Forze dell’Ordine, pur derivando tali proventi dall’attività istituzionale demandatagli per Legge.

Il paradosso realizzatosi, in seguito alla singolare argomentazione, è che per evitare una subdola sperequazione tra le Forze di polizia, pur in presenza di una legittima aspettativa di chi raccoglie i frutti del proprio operato, si è consumata una palese sperequazione tra dipendenti di uno stesso ministero a danno del personale della Guardia di Finanza.

Tale ingiustizia appare ancora più stridente laddove si tenga conto che tra le entrate riscosse una buona fetta prende spunto dal mero dare effetto ai verbali di constatazione redatti dai nostri militari e trasformati in accertamento dall’Agenzia delle Entrate, che in convitto con i restanti ministeriali ne ghermisce il corpulento profitto.

I paradossi di Zenone, ben argomentati sul piano teorico, risultavano falsi nel concreto, nel nostro caso alla blandizia delle argomentazioni teoriche segue un devastante ed immorale effetto reale.

 

Roma, 18 gennaio 2007

 

DANIELE TISCI

(Delegato CoCeR Guardia di Finanza)
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