IL CONFRONTO PUÃ’ FAR CRESCERE ANCHE LA GUARDIA DI FINANZA. IL MINISTRO AUTORIZZI LIBERE ASSEMBLEE DI FINANZIERI PER ARGINARE LO STERILE MALCONTENTO E STIMOLARE IL PERSONALE - di Vincenzo Vacca

giovedì 13 febbraio 2014

 

 

Pubblichiamo un intervento di Vincenzo Vacca; il titolo è della redazione del sito.

 

Una qualsiasi struttura sociale e Istituzionale che voglia esercitare al meglio i propri compiti deve consentire e promuovere, nelle forme migliori possibili, il maggior flusso di idee e suggerimenti  che tutti i componenti di un qualsiasi organizzazione vogliano evidenziare.

Io credo che proprio coloro che desiderano contribuire quanto più possibile al miglioramento delle attività poste in essere da parte di una Istituzione debbano essere messi conseguenzialmente nelle condizioni di poterlo fare.

Questo non solo per garantire la libera espressione di pensiero (diritto espressamente sancito dalla nostra Costituzione), ma anche e soprattutto perchè con l’apporto di tutti si migliora l’efficacia come già accennato precedentemente. Come ebbe a dire una volta il  Presidente Emerito della Repubblica, Carlo Azeglio  Ciampi: “è il dissenso il sale della democrazia”. 

La democrazia è stata pensata ed attuata proprio perché è mediante essa che vengono alla luce le migliori idee e non per un generico, confuso e improduttivo assemblarismo.

Occorrerebbe, quindi, individuare delle precise modalità anche all’interno del Corpo della Guardia di Finanza con le quali il personale, naturalmente fuori dal servizio, possa riunirsi al fine di elaborare proposte concrete atte al miglioramento del Corpo stesso.

Infatti, in quest’ultimo rimangono in ombra tutta una serie di idee che, se approfondite e portate alla luce, potrebbero certamente dare un importante contributo sia per il raggiungimento degli obiettivi istituzionali, sia per il benessere del personale.

A supporto di ciò, ricordo che nei primi anni ’70, quando la Polizia aveva ancora una organizzazione di tipo militare, l’allora Ministro dell’Interno Cossiga, emise un decreto con il quale riconosceva la possibilità per i  poliziotti di potersi riunire.

Queste riunioni, tra l’altro, costituirebbero un vero antidoto contro un generico ribellismo in quanto sarebbero da stimolo a franche discussioni tra il personale che si sentirebbe coinvolto almeno in alcune decisioni che spesso lo riguardano e sulle quali , attualmente, mai può influire se non facendo trasparire di volta in volta  il proprio malcontento.

Ad onor del vero, le nuove rappresentanze si stanno caratterizzando per un maggiore e migliore impegno volto a recepire le istanze degli appartenenti al Corpo e, a quanto sembra, si sta verificando una diversa e maggiore attenzione da parte delle alte Gerarchie rispetto alle segnalazioni che i Cobar, i Coir e Cocer  rappresentano. 

Ma, in ordine alle variegate richieste e proposte che vengono formulate a tutti i livelli dal Corpo, tale attuale strumento di rappresentanza, a causa delle forti limitazioni giuridiche a cui è sottoposto, non può rappresentare e negoziare fino in fondo le varie istanze e questo produce del malcontento, ma con un generico malcontento non si costruisce nulla, se questo non viene incanalato in una articolata attività di riflessione e di proposta e per questo, appunto, sono necessari momenti di confronto.

Pertanto, credo che sarebbe opportuno chiedere al Ministro per l’Economia l’emissione di un decreto con il quale si dia la possibilità ai finanzieri di potersi riunire, fuori dal servizio, per discutere almeno di certe questioni interne, prevedendo anche frequenti incontri con i rappresentanti di base, intermedi e centrali.

E’ chiaro che tale decreto dovrebbe precisare le tematiche che possono essere liberamente discusse. L’esito delle discussioni dovrebbe essere trasmesso alle varie Gerarchie competenti al fine di fare in modo che ne venga tenuto conto per le eventuali successive decisioni in merito.

I massimi responsabili di una Istituzione, a maggior ragione se illuminati, se ricevono suggerimenti, pareri e proposte dai livelli inferiori, potrebbero gestire in modo più soddisfacente  un Corpo dello Stato così complesso come la Guardia di Finanza.  

Può apparire eccessivo o fuori luogo questa citazione, ma il compianto Cardinale Martini più volte ha detto e scritto che il mondo non si divide più tra credenti e non credenti, ma tra uomini di buona volontà e indifferenti.

Ora, tornando alla vita interna del Corpo, bisognerebbe fare in modo che i non indifferenti possano avere la possibilità di incidere, nelle forme giuridiche appropriate, anche sul funzionamento dello stesso.

Infine, bisogna dare la possibilità a chi lo volesse di prendersi maggiore cura della Guardia di Finanza, una preziosa Istituzione per l’intera collettività.

 

Vincenzo Vacca

Componente del Direttivo Nazionale Ficiesse

 


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