ARGINI SOLIDI ALLA POSSIBILE CORRUZIONE NEL SOCIO-SANITARIO. IL RECENTE ACCORDO SINDACALE REGIONALE E I DATI ISTAT EMILIANO-ROMAGNOLI

venerdì 12 gennaio 2018

Molto opportunamente la rete dell'informazione ha valorizzato il recentissimo Accordo sindacale fra regione Emilia Romagna e Cgil-Cisl-Uil, con al centro le procedure degli appalti nella sanità regionale. 
L'affidamento di lavori, servizi e forniture nell'ampia e funzionale nostra rete socio-sanitaria è di notevole entità e merita perciò grande attenzione e vigilanza sul versante della trasparenza e legalità. 
Un insieme di attività che, scorrendo l'ultimo voluminoso report dell'Osservatorio regionale sugli appalti, ha significato lavori aggiudicati dall'insieme delle singole Unità Sanitarie in Emilia R. che supera i 250 milioni, cui vanno aggiunti i 70,7 milioni spesi per aggiudicazioni interprovinciali o dall'Agenzia regionale Intercent, sempre nel settore sanitario. 
Lavori e servizi che coinvolgono nei nostri territori oltre 15.000 lavoratori nei vari servizi ospedalieri: dalle pulizie, alle mense, alle manutenzioni, alle portinerie e vigilanze, ecc… 
Una notevole entità di spesa pubblica in un settore delicato e socialmente fondamentale, che giustamente ha portato ad una particolare attenzione nel confronto con la Regione e negli accordi sindacali: dal Patto per il lavoro, al Testo Unico sulla legalità economica, all'Accordo con l'associazione regionale dei comuni sugli appalti, fino a questo sulla sanità. 
L'obiettivo portante è di alzare e rafforzare gli argini contro l'accesso negli appalti di imprese irregolari, coop fasulle, ditte in subappalto derivanti da mandanti in deficit di legalità. 

Vogliamo però sottolineare un versante che non deve essere taciuto o sottovalutato. 

Infatti, l'Accordo regionale in questione, ha in premessa l'obiettivo di qualificare e potenziare le misure di prevenzione contro possibili scivolate di corruzione connivente, ampiamente possibili nel sociosanitario. 
Senza dimenticare che entro gennaio, da Comuni, Asl ed Enti pubblici in genere, dovranno essere approvati aggiornamenti ed impegni programmatici adeguati, integrando i loro Piani triennali anticorruzione dovuti per legge. 
Lo dimostrano, al di là delle troppo facili demagogie, i fatti legati alle decine di inchieste, fascicoli giudiziari e processi aperti nei nostri territori emiliano-romagnoli su episodi di corruzione denunciati fra le mura dei nostri ospedali, negli affidamenti dei lavori appaltati, negli acquisti di attrezzature e forniture sanitarie. 
Decine e decine di indagati fra dottori, specialisti, professionisti e fornitori esterni : 
- Dai 15 imputati dell'inchiesta "last business" del policlinico di Modena, al sequestro del Nas-Carabinieri dei materiali utili all'indagine sulla corruzione in oncologia. 
- Una quarantina di imputati tra cardiologi e manager biomedicali nell'altro caso modenese "camici sporchi", con 67 anni di carcere chiesti dal PM e con la Regione, giustamente, che si pone come parte offesa. 
- All'ospedale di Parma coi 19 arresti e 75 indagati fra medici ed imprenditori del farmaco - operazione "pasimafi" - con l'accusa di corruzione e riciclaggio. 
- La maxi truffa dei "ricoveri d'oro" in una clinica riabilitativa di Rimini, con oltre 6 milioni trafugati. 
E ogni provincia ha il suo triste e lungo elenco. 
E che pensare della casa di Cura privata modenese, convenzionata col pubblico (!?) e diretta da un amministratore calabrese con un passato agli arresti dopo una operazione della Finanza ! 
Per poi passare alla vergogna delle tipologie del lavoro irregolare/illegale, come il caso della "medical association" dove la G.d.F. scopre decine di "badanti" irregolari, o le 75 lavoratrici straniere/clandestine in nero scoperte alla "moassistenza" sempre dalla G.d.F. e con una evasione da riciclare di 5 milioni! 
Alcuni, pochi, spunti per richiamare la concreta e grigio-nera  realtà che -in questi territori- convive con l'ottimo livello dei servizi sanitari e sociali. Che dobbiamo assolutamente salvaguardare e difendere dal degenerare di affarismo illegale e corruzione. 

Purtroppo, ci conforta e potrebbe essere "allegato" al recente accordo sindacale sugli appalti in sanità, l'ultimo report ISTAT sulla corruzione in Italia rivolto agli otto settori pubblici fondamentali: dal lavoro, alla sanità, istruzione, giustizia, assistenza,ecc… 
Per la parte che riguarda l’Emilia Romagna, dalla ricerca Istat emerge che " persone che conoscono parenti o colleghi che hanno ricevuto richieste di denaro, di favori o regali in cambio di servizi" indicano quali siano i settori a rischio e più coinvolti: sul lavoro per il 5,2% ; in sanità al 2,9% ; assistenza 2,3%. 
Nella graduatoria fra le regioni più esposte al rischio corruzione in quei settori pubblici, si parte dal Lazio, Veneto, Liguria, Sardegna e al 5° posto l’Emilia Romagna. 
Il dato però peggiore,su cui occorre agire socialmente e culturalmente con urgenza e profondità,dice che (pag. 8) solamente il 2,1% dei coinvolti ha poi fatto segnalazione/denuncia... 
Ce n'è da fare ! 
Il sindacato sta perciò cercando di fare il suo massimo possibile. 



Franco Zavatti, coordinatore legalità e sicurezza Cgil Emilia-Romagna


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