NON E’ IL “MIO” RIORDINO… MA LO DIFENDO. di Gianluca Taccalozzi.

martedì 20 giugno 2017

NON E’ IL “MIO” RIORDINO… MA LO DIFENDO. di Gianluca Taccalozzi.

Qualche mese fa, quando tutti inneggiavano al riordino, ero forse uno dei pochi che avrebbe preferito investire su altro (in primis F.E.S.I.) e non sulle carriere. Ma è inutile star qui a recriminare, il riordino è stato imposto e sul riordino sono state investite tutte le risorse disponibili. Il riordino c’è.

Non è il “mio” riordino, ma lo ritengo un compromesso (perché in democrazia a compromessi si deve arrivare) accettabile, perché:

  • a fianco di elementi molto negativi come la creazione di nuovi inutili (e financo dannosi) gradi/qualifiche, presenta elementi molto positivi come l’innalzamento titoli di studio e la nuova Tabella di equiparazione al resto del P.I.;

  • stabilizza il bonus sicurezza, mantenendone una sostanziale equa distribuzione;

  • dopo anni di blocchi stipendiali era rischioso continuare a trattare ad oltranza nell’impossibile tentativo di accontentare tutti e tutto, rischiando di perdere anche questo miliardo di euro, dopo quelli già lasciati per strada dal 2004;

  • la stragrande maggioranza di chi contesta questo riordino proponeva, in alternativa, soluzioni ben peggiori (modello “todos caballeros” 1995”).

Per giudicare oggettivamente il riordino occorre confrontare la situazione post-riordino con quella attuale (e non con quella che ognuno di noi avrebbe desiderato per convenienza personale), per poi rispondere a quattro domande: il riordino porta benefici economici? Il riordino migliora i profili di carriera? Il riordino migliora la dignità professionale? Il riordino migliora la funzionalità?

Queste, le mie” risposte.

Il riordino porta benefici economici? Si! Perché:

  • con il riordino dal 2018 crescono strutturalmente retribuzioni, assegni pensionistici e T.F.S., mentre senza riordino ci sarebbe stato solo il contributo straordinario di 80 euro senza effetti previdenziali e solo sino al 31.12.2017;

  • tutte le risorse temporanee ed eccezionali del bonus (480 milioni di euro) sono state stabilizzate (per sempre) e sostituite con un incremento parametrale di 4/5 punti per tutti i beneficiari del bonus che al lordo equivale sostanzialmente all’ex bonus, ma a differenza di quest’ultimo produce effetti strutturali anche sull’assegno di pensione (nell’ordine di almeno il 60% dell’incremento parametrale) e sul T.F.S. (qualche migliaio di euro).

Il riordino migliora i profili di carriera? Sì, per le progressioni verticali; No, per quelle orizzontali, perché:

  • nelle progressioni verticali si è dato finalmente “valore” ai titoli di studio e privilegiato il personale più giovane (viceversa svantaggiato nelle progressioni orizzontali) in possesso degli stessi, sono state riviste le modalità dei concorsi interni (“soli titoli” per il personale dei gradi apicali), la modalità e la durata dei corsi di formazione (in particolare corso per VV.BB.) ed ampliate le aliquote di posti riservate al personale interno (in particolare per l’accesso al ruolo Ispettori);

  • nelle progressioni orizzontali si è continuato, sulla scia del 1995 e del 2001, a premiare la logica dell’anzianità e degli automatismi, aumentando così l’appiattimento, lo svilimento dei gradi e la conseguente fungibilità delle mansioni ed essi collegate; d’altronde era complicato, per non dire impossibile, recuperare un modello di carriera orizzontale meritocratico e basato sulla funzione dopo 22 anni di applicazione (e di danni) del modello disegnato nel 1995 ed allora tanto vale…

Il riordino migliora la dignità professionale? Si! Perché con l’elevazione dei titoli di studio e con la nuova Tabella di equiparazione al resto del Pubblico Impiego si è (ri)data la giusta collocazione alla professione di poliziotto nell’ambito del pubblico impiego, scongiurando (in extremis) il declassamento derivato dai miopi riordini del 1995 e del 2001 (vedi Tabelle di equiparazione proposte in ambito Difesa e transito ex C.F.S. nei ruoli civili). 

Il riordino migliora la funzionalità? Sì, anche se, con un investimento di 1 miliardo di euro, si poteva (e si doveva) fare molto meglio e molto di più! Ma sino a che nella progettazione delle carriere continuerà a prevalere l’interesse particolare ed economico del personale rispetto a quello generale delle “operazioni”, il risultato sotto il profilo della funzionalità non può che essere questo.

Per questo difendo il riordino, anche se non è il “mio” riordino, se non l’ho cercato e presenta diversi elementi che non condivido.

Per questo non mi unisco al coro di chi (più che altro per “tifo” ed interessi politici e/o per la ricerca di “facile” consenso) irresponsabilmente urla, disinforma e infiamma con argomenti falsi e demagogici (è il riordino dei dirigenti! Con il riordino si perdono quattrini!), affossando nel contempo la (già scarsa) credibilità degli organi di rappresentanza civili e militari.

Per questo, oggi credo sia più utile (correndo il rischio di apparire “impopolari”) difendere il riordino e lavorare per una sua coerente e celere attuazione, per un giusto “correttivo”, per il contratto (economico e normativo) e per la riforma delle relazioni sindacali di tutto il comparto ed in particolare della componente militare, piuttosto che rincorrere il consenso strumentalizzando e alimentando tutte le critiche… anche quelle che non stanno in piedi!

Gianluca Taccalozzi - Delegato Co.Ce.R. Guardia di Finanza.

 


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