L’ESPRESSO: FISCO, LA GUARDIA DI FINANZA SI OCCUPERÀ SOLO DEI GRANDI EVASORI

giovedì 23 marzo 2017

CAMBIO DI STRATEGIA NELLA LOTTA A CHI NON PAGA LE TASSE: LE FIAMME GIALLE CEDONO I "PICCOLI" CONTRIBUENTI AI CONTROLLI DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE. PER CONCENTRARSI SOLO SU CHI OCCULTA GROSSE CIFRE

di Giovanni Tizian - 23/03/2017

Prevenire è meglio che curare. Principio valido anche nella caccia agli evasori. Sarà per questo che nell’ultimo atto di indirizzo «per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale 2017-2019» il ministero dell’Economia chiede un cambio di strategia.

Così la Guardia di finanza, per evitare sovrapposizioni con l’Agenzia delle entrate su singoli contribuenti, concentrerà tutti i suoi sforzi sulle grandi elusioni, sugli specialisti delle frodi, sui maghi del riciclaggio e sui signori del gioco d’azzardo. Quattro ambiti che valgono svariati miliardi di euro. Discorso a parte per gli errori commessi nelle dichiarazioni dei redditi o i piccoli furbetti delle tasse. Questi finiranno sotto la lente dell’Agenzia delle entrate, con un approccio collaborativo, la “tax compliance”, verso il contribuente. Scrive il ministero: «La Guardia di finanza agevolerà l’adesione ai nuovi istituti messi a disposizione del contribuente, nel contesto del rafforzamento del rapporto fiduciario tra Fisco e cittadino». Se poi il piccolo evasore è reticente, poco collaborativo e rifiuta di allinearsi alla proposta di sanatoria, allora si passa alla verifica fiscale classica eseguita dai finanzieri.

Ma prima di arrivare a questo il “Fisco amico” le tenterà tutte per riportarlo sulla retta via. In questo modo, più i cittadini decideranno di mettersi a posto da soli o su input dell’Agenzia delle entrate, più la platea da controllare dovrebbe ridursi e la Guardia di finanza potrà impegnarsi ancor di più sul fronte di guerra più logorante, quello che mette di fronte lo Stato ai grandi patrimoni neri, che fanno capo ai frodatori seriali, ai prestanome dei mafiosi o dei corrotti, agli specialisti delle false fatture che incassano valanghe di quattrini al mese e anche alle grandi multinazionali che mandano i loro tesoretti nei paradisi fiscali. Progetto ambizioso per l’immediato futuro della lotta ai denari sporchi, a cui si aggiungono i risultati dell’esercizio 2016 ottenuti dalle Fiamme gialle. Nell’ultimo rapporto annuale presentato la settimana scorsa l’elenco delle somme recuperate da criminali di ogni risma è spaventoso.

Riciclatori e terroristi
Prendiamo, per esempio, il riciclaggio di denaro sporco. Il reinvestimento, cioè, dei contanti guadagnati in maniera illegale e ripuliti acquistando attività commerciali, case, palazzi, società di capitali e tantissime altre cose. Gli esperti della Finanza scrivono che nel corso del 2016 il valore accertato del riciclaggio è stato pari a 5,2 miliardi di euro.

Mentre i sequestri di beni effettuati nei confronti dei riciclatori ha raggiunto quota 510 milioni, segnando un più 790 per cento sull’anno precedente. Il dato è significativo perché indica il grado di inquinamento della nostra economia. Misura, in pratica, il livello di intossicazione del mercato italiano. Già, perché chi avvia un negozio o un’azienda con questi metodi crea un forte squilibrio nella concorrenza, che diventa sleale. Restano fuori dal circuito, quindi, tutti quegli imprenditori che seguono le regole, che per dare forma a un nuovo investimento devono per forza bussare alle porte delle banche e chiedere un finanziamento, perché non hanno risorse nascoste da cui attingere. In questo senso fa impressione la cifra dei beni di clan di mafia camorra e ’ndrangheta intercettati dai finanzieri. Tra residenze, società, auto, diamanti, quadri e conti correnti sequestrati e confiscati si sfiorano i 4 miliardi. Senza contare le proposte di sequestro avanzata e non ancora eseguite: altri 2 miliardi e 800.

Follow the money è ormai la tattica vincente per incastrare mafiosi e corrotti. Ma nell’epoca del terrore globale i detective hanno intuito che i gruppi terroristici sono forti finché hanno di che finanziarsi. Così, oltre alla repressione dei singoli fanatici e dei gruppi più o meno organizzati fedeli all’Isis, è fondamentale bloccare i flussi di denaro che servono a foraggiare la jihad globale. Di questo, per esempio, si occupa un reparto speciale della Finanza. L’ acronimo è G.i.f.t. E vuol dire gruppo investigativo finanziamento terrorismo. Istituito all’interno di un ufficio d’élite delle Fiamme gialle, il nucleo speciale di polizia valutaria, è impegnato nel tracciare i viaggi dei soldi che partono dall’Italia, o che arrivano nel nostro Paese, per sostenere i terroristi islamici.

I primi risultati rivelano l’esistenza di una massa consistente di scambi finanziari finiti sotto la lente degli investigatori: 570 operazioni sospette, 59 delle quali hanno contribuito a delineare scenari inediti in alcune indagini molto delicate ancora in corso. In altri casi, almeno tre di queste segnalazioni, hanno portato all’apertura di nuovi fascicoli d’inchiesta su presunti impresari della “guerra santa”.

Evasione e Risorse pubbliche
Trentuno reati fiscali al giorno e altrettante persone denunciate nel corso del 2016. Recuperati 781 milioni dalla lotta all’evasione. Ma è solo la punta dell’iceberg. Le richieste complessive di sequestro della polizia tributaria, infatti, ammontano a 3,9 miliardi. Una cifra che potrebbe risollevare la sorte di molti Comuni, a secco di liquidità e quindi, spesso, inermi di fronte alle necessità delle fasce più deboli.

Non c’è solo l’evasione, però, a drenare ricchezza alla collettività. Ci sono anche tutti quei denari sottratti con sprechi e malaffare nella gestione di fondi pubblici. Un danno patrimoniale allo Stato che vale 5,3 miliardi. La Guardia di finanza su richiesta della Corte dei Conti ha eseguito nell’ultimo anno oltre 2mila verifiche e denunciato più di 8mila persone, responsabili di danno all’Erario. A questo esercito si sommano, poi, tutti gli indagati per reati contro la pubblica amministrazione: più di 4 mila soggetti accusati a vario titolo di abuso d’ufficio, peculato, corruzione e concussione.

Ma non finisce qui. Perché dal conteggio delle ruberie varie ed eventuali sono rimasti ancora fuori gli appalti, piccoli e grandi. La Finanza ha stimato nel suo ultimo report che il valore complessivo dei lavori truccati ammonta a 3,4 miliardi. Gare col trucco, mazzette, favori. Il menù è ricco. Del resto nel corso dell’ultimo appena passato abbiamo assistito a decine di retate nei cantieri. E spesso a finire nel mirino sono state anche le complicità dello Stato.

Banca parallela
C’è, infine, un male oscuro che affligge il nostro Paese di cui nessuno parla. Un tempo erano i “cravattari” a prestare soldi a strozzo. Ma gli strozzini vanno di moda ancora oggi. Certo, hanno cambiato metodi, spesso sono legati a giri mafiosi e il più delle volte non vogliono i soldi indietro ma esigono tutto il patrimonio societario. È un’usura moderna, che uccide l’economia sana e tante volte ha portato al suicidio l’imprenditore vittima degli aguzzini. Eppure il fenomeno è in aumento. Colpa anche di un sistema del credito bancario che ha chiuso i rubinetti. Così gli usurai 2.0 sono la banca delle aziende sull’orlo della disperazione. I clienti non mancano.

I dati forniti dalle Fiamme gialle dovrebbero quantomeno suscitare un dibattito parlamentare. Ma siamo certi che passeranno anche questa volta sotto silenzio. Il motivo? Semplicemente perché questo è un reato che non crea allarme sociale, nonostante crei ferite profonde nel tessuto economico e sociale. L’anno scorso gli agenti delle Fiamme gialle hanno arrestato 87 strozzini e denunciato oltre 400. Più 64 per cento rispetto al 2015. Il tesoretto sequestrato alle bande di usurai è, invece, pari a 20 milioni di euro, l’80 per cento in più dell’anno precedente.

Numeri di un’economia invisibile, che sfugge a ogni statistica. E che corre su binari paralleli a quelli della legge.

http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/03/21/news/fisco-la-guardia-di-finanza-si-occupera-solo-dei-grandi-evasori-1.297661


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